Il progetto DADA prevede un lungo percorso di laboratorio con un primo appuntamento mercoledì 27 gennaio, in occasione del Giorno della memoria, con l’evento NAZisMO’? ed una messinscena finale SOIREE DADA dal 15 al 17 giugno 2016. E’ previsto anche un incontro con Henri Béhar, il massimo esperto di Avanguardie storiche francesi, a giugno 2016.
‟Dada nacque dallo spirito di rivolta, che è comune alle adolescenze di tutte le epoche e che esige la completa adesione dell’individuo ai bisogni della sua natura più profonda, senza riguardi per la storia, per la logica o per la morale. Onore, patria, morale, famiglia, arte, religione, libertà, fraternità, tutto quel che vi pare: altrettanti concetti che corrispondono agli umani bisogni, dei quali non resta null’altro che scheletriche convenzioni, private ormai del loro significato primitivo”: così nel 1951 Tristan Tzara, il teorico del movimento dada, metteva a fuoco a più di trent’anni dalla nascita l’idea di fondazione. All’inizio del secolo, l’arte è più che mai interprete della crisi che investe la cultura occidentale: quella crisi che, nel campo storico, assume tragica evidenza con la guerra mondiale. Dall’espressionismo al cubismo, dal futurismo all’astrattismo tedesco, all’avanguardia sovietica: si succedono con ritmo frenetico riforme che postulano un cambiamento dell’arte nella società. Ma sarà il movimento dada ad arrivare alla negazione assoluta e radicale, alla liquidazione di un intero sistema estetico. Dada nasce per caso, nella Svizzera neutrale, a Zurigo: intorno a un caffè letterario si raccoglie un gruppo eterogeneo di artisti e pensatori di varia provenienza. È un gruppo di antimilitaristi e di anarchici, accomunati da un unico stato d’animo: la rivolta e la negazione della cosiddetta ‛civiltà’ che in nome di un presunto razionalismo tende a giustificare la violenza della guerra.
IL NOME. Si dice che fu trovato sfogliando a caso il vocabolario, ma in rumeno significa ‛sì sì’ e in francese ‛cavallo’ nel linguaggio infantile, mentre Tzara lo ricollega a fonemi dell’Africa Nera. L’unica cosa certa è la prima data in cui appare, il 15 giugno 1916.
L’AZIONE. Si ripudia il progetto e l’oggetto, si torna al soggetto, al comportamento dell’artista, alle manifestazioni scandalistiche.
PER SAPERE DI PIU’ SU DADA Henri Béhar: Teatro dada e surrealista (Ed. Einaudi).
CHILLE E DADA. A cent’anni dalla nascita di Dada ed a più di trenta dalle loro prime esperienze dadaiste, i Chille provocatoriamente invitano ad un percorso di laboratorio libero, avvolgente, tra-nei-linguaggi, disordinato… chi voglia oggi re-inventare una Soirée Dada.
Su Dada e Chille, ecco alcune parole di presentazione del Corriere della Sera di una loro storica Soirée Dada a Roma nel 1994.
Il biglietto si paga all’ uscita. Dadaismo. Dipende dagli spettatori se “Soirée ” dura quattro ore o una soltanto
“Siamo al limite del sequestro di persona”. Così Claudio Ascoli dei “Chille de la balanza”, ironizza sull’iniziativa legata allo spettacolo “Soirée”, in scena da stasera al 20 novembre al Politecnico, ospite della rassegna “Vetrina Italiana”. L’ ingresso è gratuito; ma per uscire dal teatro, a serata conclusa, gli spettatori dovranno pagare un biglietto. I prezzi non sono uguali per tutti. “Si parte da un minimo di 5 mila lire fino a 50 mila lire”, la cifra è stabilita da una roulette. Ogni persona sfiderà la sorte. Ci sono stati problemi con la Siae che prevede biglietti di entrata ma non di uscita e adesso chiunque paga più di cinquemila lire, il costo minimo di un biglietto, viene considerato sponsor della compagnia. Questa è solo una delle provocazioni presenti nello spettacolo. “Siamo dadaisti – afferma Ascoli, attore e autore – e con “Soirée” ribaltiamo schemi e convenzioni teatrali”. Non esiste una trama, ma solo situazioni dove – spiegano i Chille – non c’è nulla da capire. Ne è un esempio il prologo iniziale in cui si cerca di dare un’identità a un fantomatico signor Pergamena. Otto gli attori presenti in scena, tra cui anche Tatiana Majakovskaia, nipote di Vladimir Majakovskij, poeta sovietico rivoluzionario. E tra i cento spettatori che ogni sera assistono allo spettacolo, vengono scelti un uomo e una donna. I due, sistemati in una piccola “garçonnière”, vedono a letto quanto accade in scena attraverso un televisore. Anche la durata di “Soirée” è variabile, da settanta minuti fino a quattro ore. Tutto dipende dalla persona tra il pubblico che deve indovinare il finale giusto. “Se è bravo, finiamo presto, altrimenti andiamo avanti ad oltranza”. Questo allestimento, per la prima volta a Roma, ha debuttato nell’ 89 e nella sola Toscana è stato visto da trecentomila persone: ma sarà vero?