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NAPULE ’70

di e con Claudio Ascoli e con la partecipazione di Sissi Abbondanza.

Foto Isaia Iannaccone Napoli 1975

Voci: Antonia Cerullo, Bartolo Incoronato, Sissi Abbondanza, Matteo Pecorini
Musiche: Dario Ascoli
Sonorizzazioni: Alessio Rinaldi
Scene e costumi: Sissi Abbondanza, Paolo Lauri
Disegno luci: Renato Esposito
Video: Dario Trovato
Luci e suoni: Teresa Palminiello, Francesco Lascialfari
Video mapping: Matteo Pecorini

Registrazione musica e voci: Gabriele Ramazzotti
Grafica: Cristina Giaquinta
Foto di scena: Paolo Lauri

Guarrattelle: Sissi Abbondanza
Costume Pulcinella: Vincenzo Canzanella
Maschera Pulcinella: Antonio Ascoli

Le “domande” sono di Matteo Brighenti

Prima Assoluta NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
14 luglio 2020 ore 21.00 e in replica straordinaria 23.00
nel Real Bosco di Capodimonte – Area fagianeria

Ne “Le origini di un attore” Piergiorgio Giacchè si domanda «Che senso ha dire dov’è nato un attore? Di quell’attore che si dice e si vuole sempre nomade e abitante una terra di nessuno?». Ha ragione, eppure questo non è del tutto vero quando l’attore è nato a Napoli. E a Napoli è nato nel 1950 Claudio Ascoli, ed è a Napoli che ha fatto teatro per molti anni prima di abbandonarla volontariamente nel 1985.

Settembre 1973: a Napoli il colera, a la Moneda (Santiago del Cile) il golpe del generale Pinochet e l’uccisione di Salvador Allende. A Napoli sono le cozze, ‘e còzzeche, ad essere incolpate; «Cara còzzeca, tu staie nguaiata»/ dicette ‘o magistrato. «’o fatto è chisto,/ ccà nun te salva manco Giesu Cristo:/ o l’ergastolo, o muore fucilata./ Qua ci sono le prove, figlia mia…/Tu hai portato il bacillo del colera», scriveva Eduardo De Filippo. Negli stessi giorni una giovane compagnia teatrale sta risistemando a Port’Alba uno scantinato e preparando quello che di lì a pochi giorni diventerà un piccolo teatro: il Teatro, Comunque. sì… con la virgola e il punto, come a sottolinearne la necessità! La compagnia si chiamava e si chiama Chille de la balanza. La fonda e la guida Claudio Ascoli, ultimo rampollo di una famiglia di teatranti napoletani; con lui, tra gli altri, il fratello minore, Dario, allora ancora un ragazzo, oggi critico musicale del San Carlo per il Corriere e Pasquale Scialò, apprezzato musicista e musicologo.

Sono i magici anni ’70 di Napoli, forse nei tempi recenti quelli più ricchi di presenze creative ed artistiche di assoluto rilievo. Non è un caso che di lì a pochi anni la straordinaria Festa Nazionale de L’Unità (Napoli Mostra d’Oltremare settembre 1976) che si chiude con l’indimenticabile comizio di Berlinguer davanti ad una folla immensa e con il ritorno di Eduardo in “Natale in casa Cupiello”, non è un caso che la Festa si apra proprio con un evento del Nuovo Teatro Napoletano. Su proposta dei Chille, cui è affidato il primo momento, va così in scena “Un cane randagio”, esplicito omaggio a Vladimir Majakovskij. Un decennio, ‘70-’80, ricco di occasioni irripetibili: dalla nascita di Estate a Napoli a quel Masaniello che invase in forma nuova luoghi antichi. Un decennio che si conclude domenica 23 novembre 1980: il terremoto. La ferita è profonda, l’utopia di chi anche in cultura aveva tanto speso per una rinascita di Napoli subisce un colpo mortale. Diverse le risposte, le strade intraprese dagli Artisti napoletani. I Chille, dopo alcuni anni vissuti largamente in tutt’Europa dove il loro teatro in strada e quello sulle Avanguardie storiche del ‘900 incontrano con successo pubblici ed intellettuali, i Chille nel 1985 trovano casa in Toscana e poi, è storia più recente, dal 1998 a San Salvi, l’ex-città manicomio di Firenze.

Maschera di Pulcinella in cartapesta (1975)
realizzata da Antonio Ascoli

2020: nasce Napule ’70, uno spettacolo sugli anni ’70 a Napoli, ma anche sui 70 anni di Claudio Ascoli, il vecchio-giovane fondatore dei Chille nel 1973. Cos’è? Forse è più facile dire cosa non è, né vuole essere: non un amarcord, non un eravamo meglio noi, non una confessione-racconto! Napule ’70 è uno spettacolo, un emozionante divertente incontro tra corpi di allora e di adesso, tutti positivamente infettati dall’idea di cambiare il mondo anche nell’apparente impossibilità: “Le cose più belle non sono quelle che hanno senso, ma quelle che hanno sensi, che ti prendono il corpo, nella totalità”. E’ una narrazione tra sogno e realtà, discontinua, talora buia, spesso – si spera– piena di luci. 

“L’uomo e il mondo – diceva Artaud e i Chille con lui – non si posseggono che per schiarite”. Sì, Napule ’70 vuole essere un insieme disordinato ma pieno di vita, di schiarite sull’oggi, odorando quanto c’era e ci resta dagli anni ’70. 

Ascoli – e Abbondanza, sua compagna di vita e di lavoro da oltre 40 anni – raccontano, giocano, inventano, costruiscono, svelano e rivelano un mondo. Dialogano con presenze-assenze: il nonno, capostipite e capocomico della compagnia teatrale Ascoli, morto pochi giorni prima della nascita di Claudio e ancora il padre Antonio, abile costruttore di maschere (Pulcinella) ed oggetti per il teatro del figlio; per finire ad un giovane critico che interroga-insidia l’attore sull’oggi e sui possibili nessi-legami tra la Napoli degli anni ’70 e la San Salvi-Firenze di oggi.

E ora, dopo il lockdown, mentre ancora la relazione è nella distanziazione non solo fisica ma sociale e ci spinge a scegliere tra Vita e Sopravvivenza?

Matteo Brighenti domanda

Una “cosa” certo niente affatto bella che ha preso il nostro corpo, umano e sociale, e ha sequestrato il nostro tempo, è il Coronavirus. Il colera colpiva la pancia, cioè l’istinto. Covid-19 si trasmette attraverso il respiro, ossia, per gli antichi, l’anima. Voi, all’epoca, eravate “ammalati” per non riuscire a fare abbastanza, oggi lo siamo per non sapere più pensare, sentire, immaginare?

Risponde Claudio Ascoli

Non si torna indietro negli anni.
Anche un parallelo è difficile perché avevo 25 anni e oggi ne ho 70! 
Sì, allora ci si interrogava sul fare, oggi sul “che fare”. 

Il colera, la pancia ha dimensione sessuale: Napoli è pancia, il colera si lega bene a Napoli. Pulcinella, Napoli sono pancia.
Covid-19 è respiro, ha più dimensione sensuale: quando ci innamoriamo… ci manca il respiro. E’ il gioco tra Vita e Morte. 

E allora? Attendere…per ritornare come prima?

No. Bisogna subito immaginare, inventare una Vita e un Teatro capaci di rigenerare l’incontro, e nella relazione sensuale corpo a corpo…che tolga il respiro, come nell’innamoramento.

Ne è stata realizzata un edizione speciale – dal vivo e in streaming
Docufilm realizzato durante l’edizione speciale 2020, indaga il rapporto spettatore/attore durante la pandemia da COVID19

In occasione della presentazione del docufilm al Teatro Parenti di Milano lunedì 17 gennaio 2022, il poeta Gigi Gherzi, riferendosi al ‘dispendio amoroso della vita’ più volte citato in “Riflettendo Napule ’70”, ha scritto:

DISPENDIO E AMORE

Per una sola cosa
mi dice un amico
ricordami,
per due parole
dispendio e amore,
dispendio d’amore
dare tutto
senza preoccuparsi
di quello che torna indietro,
uccidere il contabile
dentro di noi
che fa il conto dei ricavi
e delle perdite
dispendio d’amore,
ascoltare una nota sola
bassa e continua
la senti, nel più profondo,
fa vibrare la pelle
la senti nel sangue,
nel calore del volto
nella mano che stringe
nell’abbraccio strozzato,
dispendio d’amore
senza logica e senza ragione,
nostra danza impossibile
e non rassegnata
al ghiaccio delle posture
e delle posizioni,
dispendio d’amore
negli occhi che ridono
ignari di ogni convenienza
di ogni strategia
dispendio d’amore,
testa che salta
ombelico che pulsa
piacere sotto la pelle
dispendio d’amore,
verso tutti
gli innamorati, gli stanchi, gli appassiti
i disamorati, gli ingabbiati
i contratti, gli ammutoliti,
dispendio d’amore 
sfida sconveniente,
carezza sul marciapiede
vaso di fiori sulla finestra abbandonata
preghiera alla tomba dimenticata,
dispendio d’amore
nulla in cambio
se non quel canto di mondo,
se non quella gioventù
libera improvvisa
selvaggia, che travolge il cuore
gioventù cavallina
urlo della cavalcata
che non valuta 
e non misura l’ostacolo
lo salta,
gioventù d’amore
spendersi d’amore
non di fatica e dovere
rabbia e ostinazione,
lasciar fare all’onda 
uno tsunami,
che cambia le nostre terre
invade le panchine stanche
le sedie del pianto
gli scranni del potere
i suoi denti marci,
amore mi spendo
ricordami per questo
che buttavo, che sprecavo
per amore. 

– Gigi Gherzi


Docufilm

RIFLETTENDO NAPULE ‘70 – Regia Marco Triarico 2020

Libro

Napule ’70 – Matteo Brighenti, Claudio Ascoli, prefazione Massimo Marino, conculsioni Franco Corleone, Pacini Editore, FIrenze 2020.

Articoli

VENIRE DA IERI, PARLARE DI OGGI, GUARDARE A DOMANI – Michele Di Donato, Il Pickwick;

Per una drammaturgia della distanza – Matteo Brighenti, DOPPIOZERO;

Napoli degli anni ’70: i Chille de la balanza – , di Francesca Hasson.

Articoli storici

Copioni teatrali Giuseppe Ascoli, per gentile concessione di Franco Ascoli

Cartelli dipinti da Agnese Di Scala per “Napoli: Fatti popolari” 1973