)SILENZIO(
San Salvi: suggestioni e proposte per una memoria viva
10 e 14 marzo 2009
Due giorni di incontro-confronto tra tutti coloro che siano interessati alla tutela della memoria dell’ex-ospedale psichiatrico “Vincenzo Chiarugi”
10 marzo 2009
) ore 9,00 – 13,00 ( INSTALLAZIONI – MOSTRE
presso Biblioteca Chiarugi, Chille de la balanza, Ulisse Barnum…
Documenti – Foto (Carla Cerati, Sandro Ottanelli, Massimo Agus, Mario Dondero…)
Video (Passeggiando nella notte di San Salvi) – Esposizione di disegni e dipinti, e…
) ore 21,00 ( PERFORMANCES
presso Chille de la balanza
Film “Per le antiche scale” di M. Bolognini con M. Mastroianni, M. Keller, B. Bouchet
A seguire L’istituzione totale – Performance studenti Psicologia
14 marzo 2009
) ore 9,30 – 13,00 / 15,00 – 19,00 ( FORUM
nell’Aula Magna della Scuola Elementare Andrea del Sarto
Dal silenzio che avvolgeva il manicomio come un mantello al silenzio di una pausa di riflessione collettiva, da cui possano emergere idee ed in cui potremo lasciarci prendere da suggestioni di utopie della realtà. Utopie, cioè, che siano realizzabili nella nostra realtà cittadina, tenuto conto delle risorse e dei vincoli di questa nonché delle potenzialità e limitazioni di noi stessi. Per giungere ad una memoria del “Vincenzo Chiarugi” che sia viva ovvero capace, ad un tempo, di testimoniare il passato e di progettare nel futuro realizzando stimoli e nuove prospettive per Firenze.
SALUTO ISTITUZIONALE
Hanno aderito al progetto
Massimo Agus, fotografo
Giorgio Alberti, psichiatra
Luciano Artusi, presidente commissione toponomastica
Elena Barthel, architetto
Bruno Benigni, psichiatra
Alberta Bigagli, poetessa
Alessandra Borsetti Venier, editore
Giovanna Borri, consulta salute mentale
Cesare Buondioli, psichiatra
Andrea Caneschi, psichiatra
Paolo Cardoso, psicoanalista
Stefano Carmannini, architetto
Regina Casanova, fotografa
Carla Cerati, fotografa
Pier Luigi Cervellati, architetto
Pietro Clemente, antropologo culturale
Paolo De Simonis, antropologo culturale
Alberto Di Cintio, architetto
Sandro Domenichetti, psichiatra
Mario Dondero, fotografo
Elena Dundovich, storica
Annibale Fanali, psichiatra
Maurizio Ferrara, psichiatra
Maura Fiorelli, architetto
Fuad, scultore
Maria Grazia Giannichedda, sociologa
Alessandro Guidi, psicoanalista
Amedeo Lanci, pittore
Paolo Lauri, pittore
Daniele Leonardi, educatore
Graziella Magherini, psichiatra e psicoanalista
Ivan Margheri, fotografo
Marco Massa, architetto
Corrado Marcetti, architetto
Patrizia Meringolo, docente psicologia
Cesare Micheli, psichiatra
Fabio Mugnaini, etnoantropologo
Mariella Orsi, sociologa
Giuseppe Panella, filosofo
Antonio Paolucci, storico dell’arte
Marco Parnasi, architetto
Massimo Percopo, architetto
Idana Pescioli, maestra e poetessa
Franco Petrucci, psicoterapeuta
Massimiliano Pruneti, fotografo
Paolo Rossi Prodi, psichiatra
Giacomo Saviozzi, fotografo
Andrea Tanini, psichiatra
Giuseppe Tomai, psicoterapeuta
Paolo Tranchina, psicoanalista
Francesca Vannozzi, storica della medicina
Gianni Varrasi, psichiatra
Associazione Abbì – Psicologia e parola poetica Arte e Psicologia Centro Ascolto e Orientamento Psicoanalitico Centro Franco Basaglia Arezzo Cesda
Chille de la balanza Deaphoto Fondazione Erich Fromm Fondazione Michelucci Fondazione Pescioli Ulisse Barnum
Segreteria Organizzativa Claudio Ascoli Costanza Lanzara Alessandro Restivo
L’iniziativa è a ingresso libero
TANTE IDEE E TANTA GENTE A “SILENZIO”, IL FORUM SU SAN SALVI E LA MEMORIA
L’architetto Alberto di Cintio, ultimo ad intervenire nel forum “SILENZIO. San Salvi: suggestioni e proposte per una memoria viva”, ha invitato i numerosi presenti a segnarsi la data di sabato 14 marzo 2009 come un giorno importante, da non dimenticare; quello della definitiva consacrazione di San Salvi quale “luogo di sintesi” delle possibili, nuove esperienze, culturali e non solo, di Firenze.
Ma tutta la giornata, organizzata con caparbietà e leggerezza da Claudio Ascoli, Costanza Lanzara e Alessandro Restivo, è stata un ininterrotto susseguirsi di interventi ricchi di idee e suggerimenti, con molti momenti di intensa partecipazione emotiva.
Dopo i ringraziamenti per i patrocini (Regione, Comune e Provincia di Firenze, Quartiere 2 e Dipartimento di Psicologia) e i saluti istituzionali – tra i quali vanno almeno segnalati quelli di Gianluca Paolucci, presidente del Quartiere 2 (Indifferibilità della costruzione di un archivio integrato dell’ex-manicomio con cartelle cliniche, documenti ed immagini), di Gianni Varrasi, di Dario Nardella, presidente della Commissione Cultura del Comune di Firenze (San Salvi, parco della Cultura ed ideale anello di congiunzione tra storia e futuro) e di Andrea Caneschi, direttore del dipartimento della Salute Mentale della Asl (opportunità di attenzione ai temi della memoria in un momento in cui si paventa una mancanza di prospettiva) – sono iniziate le relazioni.
L’apertura è toccata all’antropologo Pietro Clemente che, dopo aver lanciato un inquietante interrogativo (perché i luoghi debbono perdere i loro fantasmi?), ha sviluppato una ampia riflessione notando come il passato documenti l’imperfezione del presente e se è vero che la memoria viene spesso accolta anche con un carico di vergogna, trasformare i cadaveri in antenati è la traccia della civiltà. Da tutto ciò Clemente ha fatto discendere la necessità-opportunità di individuare il museo anche come luogo della pietas.
Impossibile citare le tante proposte via via succedutesi; il tema del rilievo della memoria anche cartacea, unito a quelli della multidisciplinarietà e della complessità del luogo San Salvi, è stato al centro degli interventi della sociologa Mariella Orsi e dell’architetto Marco Massa che, dopo aver sottolineato la necessità di verificare ad oggi quanto sia stato realizzato del piano urbanistico, ha suggerito di valutare, dopo una verifica di carattere finanziario-normativo, la possibilità di dar vita a momenti di co-housing, cioè di edilizia residenziale sociale che a sua parere è particolarmente indicata date le caratteristiche architettoniche degli immobili sansalvini. Lo storico Luciano Artusi ha narrato il percorso fiorentino di attenzione alla follia da Santa Dorotea ai Tetti rossi, rivendicandone specificità ed originalità.
Tanti i riferimenti a Franco Basaglia e alla cosiddetta legge 180 che dispose la chiusura dei manicomi. Lo psichiatra Maurizio Ferrara ha notato come oggi si proceda sempre più spesso nel solco della medicalizzazione, adottando la medicina della prescrizione e non quella della relazione; la psicologa Patrizia Meringolo, dopo aver sottolineato il positivo incontro tra il Dipartimento di Psicologia, San Salvi e i Chille, ha chiesto una forte attenzione verso il possibile riproporsi – in forme diverse e per altre situazioni – di alcune ossessioni ben presenti prima di Basaglia: l’immotivata paura di contagio, l’opportunità di custodire-rinchiudere piuttosto che curare, la necessità di fissare una soglia oltre la quale far scattare l’esclusione. Per evitare tutto ciò, hanno ribadito i relatori, occorre dare centralità alla memoria, anche al materiale orale per il quale è importante far presto, data l’età di molti frequentatori a diverso titolo del manicomio fiorentino.
Perché tutto ciò si realizzi è indispensabile avvalersi dell’informatica e l’architetto Massimo Percopo, dopo aver ricordato la sua personale esperienza con la 180 (suo padre era tra coloro che l’applicava nel quotidiano lavoro di psichiatra), ha dato alcune linee di indirizzo su come fare un sito web, stimolando alla costruzione di un archivio parlante con altri similari presenti, o in via di costruzione, in Italia ed Europa.
Gli interventi pomeridiani hanno avuto il compito di portare esperienze di altre città nel dibattito fiorentino. Lo psichiatra Cesare Buondioli, del centro Basaglia di Arezzo, ha presentato un analogo progetto che si svolgerà ad Arezzo negli ultimi giorni di marzo e che prevede anche la realizzazione di un monumento alle vittime del manicomio; lo psicotearapeuta Franco Petrucci ha raccontato, commosso, il caso di sua madre Fiammetta rinchiusa per banali motivi in manicomio e lì morta poco dopo. L’antropologo Paolo De Simonis ha analizzato criticamente i tanti musei nati in Italia e all’estero intorno agli ospedali psichiatrici.
Il filosofo Giuseppe Panella ha posto l’accento sul rapporto tra memoria e oblio e il fotografo Giacomo Saviozzi ha chiesto l’attenzione dei presenti sul muro del manicomio di Volterra che ancora ospita gli importanti disegni crittografici di Oreste Nannetti, visto che recentemente l’intero immobile è stato venduto ad una multinazionale che intende demolirlo per costruire un albergo.
La psicologa Nicoletta Collu dopo aver rivendicato l’orgoglio psicologico oggi latente, ha invitato i presenti a superare l’idea di un album dei ricordi co-costruendo un laboratorio della memoria. Ma le ultime ore del Forum sono state soprattutto il palcoscenico dei grandi vecchi. Dopo un saluto del decano dei direttori di San Salvi Alberto Parrini, la poetessa Idana Pescioli ha letto intensamente alcune sue liriche ispirate alla vita in manicomio e al dolce rapporto tra matti e bambini, Alberta Bigagli ha presentato stralci di composizioni scaturite dai suoi incontri di linguaggio espressivo tenuti presso l’o.p.g. di Montelupo e infine Beppe Giannoni ha raccontato, analizzando alcune lettere, l’incredibile vita di un recluso che cerca (inutilmente) di valicare il cancello, chiedendo a tutti (dal partito comunista alle forze dell’ordine) di espugnare o abbattere questo strano lager, mentre… grazie alle cure egli peggiora giorno dopo giorno.

Silenzio. Proposte e riflessioni per una memoria viva. Forum San Salvi. Sabato 14 marzo 2009
E, in ideale contrappunto-continuità, tra gli ultimi interventi vanno segnalati quelli dei giovani. Marta Boi, di Arcilesbica Firenze, ha annunciato l’avvio di un progetto per la realizzazione di un video sulla condizione delle donne lesbiche nel manicomio fiorentino; l’antropologa Silvia Jop ha dato vita ad un appassionato intervento, tutto teso ad analizzare l’attualità del pensiero e del percorso innovativo di Basaglia e della equipe che ha con lui collaborato (pratica attiva, esperienza condivisa, relazione tra particolare e generale, pratica che fonda una teoria…), e a conquistare così il senso di una possibile eredità piuttosto che di un lavoro sulla memoria, termine che, dice la Jop, potrebbe anche involontariamente sancire l’avvenuta morte di qualcosa e non la sua vitalità e attualità.
L’intero Forum è stato registrato in audio e video, ed è stato possibile pubblicarne gli atti.