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SERGIO GIVONE in una lezione-confronto su PADRI E FIGLI di Turgenev

Quando:
19 Marzo 2015@17:30–18:30
2015-03-19T17:30:00+01:00
2015-03-19T18:30:00+01:00
Costo:
Ingresso libero
Contatto:

Sergio givone 1 Giovedì 19 marzo_ore 17.30
_Confronto-lezione_
SERGIO GIVONE
PADRI E FIGLI

di Ivan Turgenev
Ingresso libero.
Posti limitati. Prenotazione consigliata

 

Giovedì 19 marzo alle ore 17.30 Sergio Givone presenterà l’attualità inattuale di Padri e figli, in un confronto- lezione con i Chille che già da alcuni mesi lavorano sul capolavoro di Turgenev.

Sergio Givone, laureato a Torino con Luigi Pareyson, ha insegnato a Perugia, Torino e Firenze, dove attualmente è ordinario di estetica alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Nel 1982-83 e nel 1987-88 è stato Humboldt-Stipendiat presso l’Università di Heidelberg.

Di interesse anche la sua opera narrativa, in cui forte è ancora il richiamo filosofico e l’impronta della letteratura russa. Collabora assiduamente col quotidiano la Repubblica

Givone riprende la tesi nietzschiana secondo cui il nichilismo europeo, termine nato proprio in “Padri e figli” di Turgenev, nichilismo inteso come negazione di ogni verità e di ogni assolutezza, è “figlio del cristianesimo”; di quel cristianesimo che mette al centro dell`esperienza religiosa la “morte di Dio”, lo “svuotamento” (kenosis) di Gesù sulla croce. A partire da questa Rivelazione, tutta la vicenda storica viene letta in una chiave al tempo stesso cristiana e nichilista.
Al nichilismo negativo e reattivo, proprio di chi non sa accettare la “morte di Dio”, ossia la vita così com’è, nel suo divenire, senza la rassicurazione di fondamenti metafisici o religiosi, Nietzsche (1844 – 1900) contrappone un nuovo nichilismo, positivo e attivo, anticristiano e “fedele alla terra”. Ma se egli ascrive al nichilismo un’accezione positiva, può farlo proprio e solo a partire dal nesso nichilismo-cristianesimo. Altra è l`interpretazione, osserva Givone, che del nichilismo dà Dostoevskij: la sua genealogia è ricondotta a un`insuperabile ambiguità della coscienza, al suo fondamentale dualismo che discende dal vedere da un lato il nulla come condizione della nostra vita, ma dall’altra “l’insopprimibile angoscia” che da questo nulla deriva.