12, 50135 Firenze FI
Italia
Da venerdì 20 a domenica 22 aprile
ore 21:00 Ingresso 10 €
_Teatro_
Compagnia Chille de la balanza
L’AMORE È IL CUORE
DI TUTTE LE COSE
da Vladimir Majakovskij
Scrittura scenica Claudio Ascoli
con Eleonora Angioletti | Francesco Gori | Matteo Pecorini
musiche originali Alessio Rinaldi
IL TEATRO DEI CHILLE: Abbonamento a tutti gli spettacoli 15€
Info e prenotazioni#055.6236195 | 335.6270739 | info@chille.it
“Non dimenticarmi, perdio, io ti amo un milione di volte più di tutti gli altri presi insieme. Non m’interessa vedere nessuno, non ho voglia di parlare con nessuno all’infuori di te. Il giorno più bello della mia vita sarà quello del tuo arrivo. Amami, bambina. Abbi cura di te, cara, riposati, scrivi se hai bisogno di qualcosa. Ti bacio, ti bacio, ti bacio, ti bacio, ti bacio, ti bacio, ti bacio e ti bacio”. E’ questo l’urlo d’amore di Vladimir Majakovskij a Lilja Brik!
Da venerdì 20 a domenica 22 aprile ore 21, va in scena a San Salvi “L’amore è il cuore di tutte le cose”, omaggio dei Chille de la balanza al Poeta dalla Blusa gialla nell’anno centenario di quella rivoluzione d’ottobre che ne accompagnò la breve e tormentata esistenza.
Nell’occasione, i Chille ritornano ad uno dei vecchi, non assopiti amori cui dedicarono tante energie nei lontani anni napoletani, complici anche la lezione teorica di Angelo Maria Ripellino e l’amicizia con Giorgio Kraiski, custode di preziosi cimeli di Majakovskij e Mejer’hold. E’ infatti del 1976 il primo incontro dei Chille con il Poeta, che dette luogo allo spettacolo “Un cane randagio” che inaugurò la storica Festa Nazionale de L’Unità di Napoli, con una messinscena che vide insieme il Nuovo teatro napoletano che di lì a pochi anni avrebbe invaso la scena nazionale: Neiwiller, Martone, Carpentieri, Servillo e appunto i Chille.
“L’amore è il cuore di tutte le cose”, scrittura scenica di Claudio Ascoli, indaga il rapporto che legò per quindici anni Majakovskij a Lili Brik, icona dell ‘Avanguardia russa del ‘900, e a suo marito, Osip. Un rapporto che si rivelò come il più spregiudicato e radicale «tentativo amoroso» mai compiuto da un poeta, o forse, più semplicemente, da un uomo. Majakovskij conobbe Lili il 7 maggio 1915 e non tardò a innamorarsene. Dalle circostanze sarebbe potuto nascere un banale triangolo amoroso o un borghese ménage a trois, ne nacque invece una vicenda di inedita, struggente intensità e purezza. Lili, pur ricambiando l’amore del poeta, non ingannò né abbandonò il marito; lei e Majakovskij lo coinvolsero nel fervore, intellettuale oltre che sentimentale, della loro passione. E Osip, da giurista e commerciante che era, divenne critico ed editore del rivale, e uno dei più brillanti animatori della vita letteraria russa nell’epoca d’oro dell’avanguardia futurista e formalista. Un amore tormentato, quello tra Majakovskij e la Brik, che non si spense definitivamente neppure con il suicidio del Poeta nel 1930. Gli attori Matteo Pecorini (Majakovskij), Eleonora Angioletti (Lilja Brik) e Francesco Gori (Osip Brik) raccontano con parole, versi ed immagini lo strano incontro. Ascoli, avvalendosi anche delle musiche di Alessio Rinaldi e delle scene e costumi di Sissi Abbondanza, parte da diari, interviste, poesie per evidenziare i tanti punti in comune tra le loro esistenze (anche Lili morì suicida seppur in tarda età) ed il tormento delle loro esistenze vissute in anni che, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, videro la nascita dello stalinismo. Ascoli mette al centro dello spettacolo i due mesi di separazione tra Volodia e Lili (dicembre 1922 – febbraio 1923), un distacco che non si ricompose più nella sua totalità e bellezza.
Emozionanti le parole d’amore di Majakovskij (Per me nell’amore si esaurisce tutto. L’amore è la vita, è la cosa principale. Dall’amore si dispiegano i versi, e le azioni, e tutto il resto. L’amore è il cuore di tutte le cose), dure le riflessioni e le conclusioni di Lilja (Nei nostri rapporti domina l’abitudine: non ci manca niente, ce ne stiamo al calduccio, sorbiamo il thè e affoghiamo nella vita d’ogni giorno. Separiamoci), esemplare l’analisi di Osip sull’arte e sul teatro negli anni che seguirono la rivoluzione (La nuova teatralità si formerà non sulle scene delle vecchie cantine, ansiose di imitare i teatri “veri”, ma nelle nostre nuove cantine, prive di tradizioni accademiche. Qui non ci sono drammi, ci sono solo sceneggiature. Non isolati riferimenti all’attualità, ma un testo interamente attuale).
Nello spettacolo dei Chille emergono così tre persone straordinarie, piene di amore, ricche di umanità e contraddizioni,:desiderose di superare la quotidianità nella condivisione della creazione…mentre comunque affiorano gelosie, desiderio di coccole, necessità di centralità.