Via Sant'Agostino
23, 50125 Firenze
Italia
MARTEDI’ 9 OTTOBRE
“DON CHISCIOTTE”
A “FUORI POSTO” NELL’EX-CHIESA DEI BARNABITI
CON CLAUDIO ASCOLI DEI CHILLE
All’interno dell’esposizione collettiva “Fuori posto” – pittura, scultura e fotografia di Castrucci, Fuad, Lauri, Mazzoni, Scoino e Turlinelli – negli splendidi spazi dell’ex Chiesa di San Carlo dei Barnabiti in via S. Agostino, 23, martedì 9 ottobre alle ore 21 l’attore e regista dei Chille de la balanza Claudio Ascoli presenterà “Don Chisciotte – Immagini e parole”. L’ingresso è libero.
Ascoli ha appena avviato un lungo percorso di ricerca sulla figura di Don Chisciotte, prendendo come materia prima sia il romanzo di Cervantes che il film incompiuto di Orson Welles; e chi meglio del Cavaliere dalla trista figura è emblema del …fuori posto?
“Un sipario magico, intessuto di leggende, era sospeso davanti al mondo. Cervantes mandò don Chisciotte in viaggio e strappò quel sipario. Il mondo si aprì davanti al cavaliere errante in tutta la comica nudità della sua prosa.” Così Kundera ne “Il sipario” parla di Cervantes e del suo romanzo. E da qui partirà Ascoli per raccontare, a modo suo, Don Chisciotte con parole, riflessioni, ma anche immagini, proiettando alcune delle rare immagini che Welles creò nel tentativo, risultato poi vano, di farne un film.
Il sogno ad occhi aperti è la fantasia, è il mondo in cui Don Chisciotte decide di vivere. Don Chisciotte è un diverso, è l’altro, colui che ci costringe a pensare che vi sono molti modi di vivere e pensare, che anche in un mondo votato al denaro, a mercificare ogni aspetto dell’esistenza, vi è comunque una via di salvezza: appunto la fantasia! Ogni persona contiene altre persone possibili e ogni mondo contiene il suo altro mondo possibile. Questa promessa nascosta, il mondo di cui abbiamo bisogno, non è meno reale del mondo che conosciamo e subiamo. Lo sanno eccome, lo vivono eccome coloro che, come i teatranti e gli artisti, bastonati, commettono la follia donchisciottesca di rimettersi in cammino, un’altra volta e ancora e ancora, perché continuano a credere che il cammino sia una sfida che ci attende, e che riparare offese e vendicare torti sia una pazzia degna di essere commessa.
Don Chisciotte si merita eterna gratitudine. I libri di cavalleria gli avevano fuso il cervello, ma lui, che si perse a causa della lettura, salva noi che lo leggiamo e lo viviamo. Ci salva dalla solennità e dalla noia. Ridiamo di lui, sì, ma molto di più ridiamo con lui.
In chiusura, segnaliamo un episodio poco noto, ma significativo. Due volte Cervantes chiese lavoro in America e due volte fu rifiutato. Secondo alcune versioni, la sua purezza di sangue era dubbia. Forse il sospetto di qualche nonno o bisnonno ebreo convertito spiega la fredda risposta ufficiale alle richieste di Cervantes: “Si guadagni il pane da queste parti”. Lui non poté venire in America…ma suo figlio, Don Chisciotte, sì. E in America gli andò più che bene. Nel 1965 Che Guevara scrisse l’ultima lettera ai suoi genitori. Per digli addio non citò Marx. Scrisse: “Sento un’altra volta sotto i miei calcagni le costole di Ronzinante. Mi rimetto in cammino, imbracciando il mio scudo”.
Informazioni allo 055-6236195 o chille.it.