
NAPULE ’70 – Chille de la balanza
2020: nasce Napule ’70, uno spettacolo sugli anni ’70 a Napoli, ma anche sui 70 anni di Claudio Ascoli, il vecchio-giovane fondatore dei Chille nel 1973. Cos’è? Forse è più facile dire cosa non è, né vuole essere: non un amarcord, non un eravamo meglio noi, non una confessione-racconto! Napule ’70 è uno spettacolo, un emozionante-divertente incontro tra corpi di allora e di adesso, tutti positivamente infettati dall’idea di cambiare il mondo anche nell’apparente impossibilità: “Le cose più belle non sono quelle che hanno senso, ma quelle che hanno sensi, che ti prendono il corpo, nella totalità”.

Napule ’70 racchiude il tempo di una vita, pensata e vissuta a teatro come atto di ribellione, di rovesciamento, di rivoluzione dell’ordine costituito. Personale, perché collettivo. E viceversa.
– Matteo Brighenti “Per una drammaturgia della distanza” su “Doppiozero” 03-07-20
“Napule ’70 di Chille de la balanza è la riproposizione di un viaggio raccontato in prima persona, che a prima vista potrebbe avere i crismi dell’autoreferenzialità, ma che in realtà sta semplicemente offrendo una visione panoramica in soggettiva, mettendo al servizio e offrendo in visione allo spettatore l’excursus di un’esperienza di vita e di scena che è parabola che dal particolare va all’universale.””Annusare il tempo, ascoltarne la voce sottile e a suo modo or
– Michele Di Donato “VENIRE DA IERI, PARLARE DI OGGI, GUARDARE A DOMANI” su “Il Pickwick” 18/09/2020
Ascoli – e Abbondanza, sua compagna di vita e di lavoro da oltre 40 anni – raccontano, giocano, inventano, costruiscono, svelano e rivelano un mondo. Dialogano con presenze-assenze: il nonno, capostipite e capocomico della compagnia teatrale Ascoli, morto pochi giorni prima della nascita di Claudio e ancora il padre Antonio, abile costruttore di maschere (Pulcinella) ed oggetti per il teatro del figlio; per finire ad un giovane critico, Matteo Brighenti, che interroga-insidia l’attore sull’oggi e sui possibili nessi-legami tra la Napoli degli anni ’70 e la San Salvi-Firenze di oggi.
E ora, dopo il lockdown, mentre ancora la relazione è nella distanziazione non solo fisica ma sociale e ci spinge a scegliere tra Vita e Sopravvivenza?
“E allora che si fa? Attendere…per ritornare come prima? Bisogna subito immaginare, inventare una Vita e un Teatro capaci di rigenerare l’incontro, e nella relazione sensuale corpo a corpo, anche a distanza!, un incontro che tolga il respiro, come nell’innamoramento. Questo è il teatro del nostro tempo!”