di Camilla Castellani

Si potrebbe sostenere che fare comunità ai tempi del COVID-19 sia una missione irrealizzabile; eppure – nonostante le attuali misure di distanziamento sociale – i Chille de la balanza riescono a farlo, ancora una volta.
È successo così il 23 aprile, nella Giornata Mondiale del Libro. Quel giorno cento spettatori-lettori sono diventati componenti di un unico video artisticamente montato da Cristina Giaquinta. D’un tratto, ogni singola voce è diventata come uno strumento musicale all’interno di un’orchestra che vive e respira autonomamente, risuonando nella creazione di un’armonia viva, partecipata, emozionante.
Mentre lo vivo, penso: «Che belle parole ha letto, trovo in quelle me stessa, e che casa… Guarda, l’altro è in giardino, vedo che sorride dagli occhi. Mi sembra che qualcuno abbia scelto quelle parole proprio per insegnarmi qualcosa, le trovo così vere… E quante persone! Riesco a vedere nel loro sguardo le emozioni che provano. Eccone un altro. Sono tutti in fila, uno di seguito all’altro, suonano armoniosi. Ogni voce è una scoperta, alcuni testi li riconosco, altri no. Però quanta curiosità! Vorrei toccarli, sfogliarli, leggerli! Anzi, vorrei sentirli letti tutti. Non c’è niente di più dolce di qualcuno che legge a voce alta per qualcun altro. »

Anche per il Calendimaggio, il primo di questo maggio i Chille de la balanza sono riusciti a trovare – ancora una volta – il modo di sublimare l’espressività creativa dell’essere umano, che talvolta giace in fondo ad una grotta come Eco lontana.
Lo spazio che più o meno ogni giorno viviamo nel nostro piccolo, timido ma vitale viene d’un tratto messo in condivisione, e non senza paura viene accompagnato e ci mostra che l’altro è esattamente come noi siamo, che ha gli stessi imbarazzi, le stesse difficoltà e la stessa voglia di vivere.
Ciò che trovo particolare nelle creazioni-espressioni Chille è che ad ogni singolo è resa giustizia in modo paritario: vi è posto per ognuno, sia in maniera metaforica che non: i partecipanti nello schermo occupano lo stesso spazio, nessuno è più grande o più piccolo dell’altro e, quando le persone diventano di più, ciascuno si fa un po’ più stretto per far loro posto.
Tutti sono gli uni accanto agli altri, stanno condividendo le proprie emozioni e diversità e stanno rendendo possibile qualcosa che senza la loro partecipazione non avrebbe mai preso vita.
Il Calendimaggio 2020 si colloca all’interno del percorso “Ho fatto il guaio? Riparerò!” titolo originario della commedia di Eduardo de Filippo, oggi conosciuta come Uomo e galantuomo. Il titolo è stato ripreso dai Chille per il suo carattere giocoso, ma soprattutto perché ben si collega all’attuale situazione ecologica, oggi anche sanitaria, economica… globale. Come dice Romolo (in Romolo il Grande di F. Dürrenmatt): «Quando si è ridotti agli estremi si possono comprendere soltanto le commedie»; quasi a sottolineare la naturale tendenza dell’uomo all’errore, e la necessità di accompagnarla ad una certa leggerezza consapevole, resa possibile anche attraverso il Teatro.
Il 1° maggio si svolge in diretta e quasi in modo naturale. Quando qualcuno parla tutti lo ascoltano, a turno ad ognuno viene data la stessa attenzione. Ci sono persone di tutti i tipi: ragazzi, adulti, anziani e bambini. Sono presenti tra i tanti Fuad, pittore e poeta, Paolo Lauri, pittore e maestro, Caterina Trombetti, poetessa.
Una delle partecipanti dice: «Sul mio disegno scrivo una frase che ho sentito da Sissi: l’unica cosa che ci salva sono i legami.» Ed un’altra: «Ho disegnato un prato fiorito perché in questo momento è ciò che mi manca di più.» Qualcuno compone un collage sul lavoro: «Non ho niente in questa casa, quindi ho pensato di fare un collage con le foto che avevo». Vi è un sorriso continuo, una signora dice: «Mi ha insegnato a disegnare mio nipote! Con un tondo e un triangolo ho disegnato una bambina». E un’altra: «In questo periodo di solitudine, ho trovato tanto sollievo nella Primavera.»
«Mi affido al caso per questa mia creazione, non ho tecnica. Ho sciolto della cera su un foglio ed ora ci scrivo sopra.» dice un musicista.
In sottofondo si sente la musica degli Adanzé, compagnia di balli popolari che dal 2004 colora il Calendimaggio dal vivo, e quest’anno online. Sono presenti, partecipano all’iniziativa, scherzosi.

Ancora una volta i Chille de la balanza compiono una magia realizzando ciò che altrove verrebbe chiamata utopia. Ma ciò che più è importante, secondo me, è che ci mostrano che in fondo è una cosa semplice: bastano energia, coraggio, e amore per la vita.
Forse anche per questo, facendo ardere il desiderio di ritrovarci, a tutti è stato detto di conservare il proprio disegno e portarlo a San Salvi quando finalmente sarà riaperto, per far rifiorire il luogo con le nostre creazioni.
Io ho partecipato con piacere, ed oggi conservo un foglio che dentro di sé contiene un’esperienza inscritta. Domani lo ritroverò insieme agli altri, componente d’una più grande opera e in quel momento mi sentirò partecipe, uguale, diversa, libera. Guardando gli occhi del mio vicino, mi sentirò parte di una comunità.
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