di Camilla Castellani

Giovedì 9 aprile ha inizio il quarto appuntamento dei Chille’s Corner, un progetto di Chille de la balanza che ha come obiettivo quello di trasmettere virtualmente l’aria che si respira al padiglione 16 di San Salvi. Chille de la balanza è infatti non solo una compagnia teatrale, ma una casa dove persone di tutte le tipologie dialogano e si confrontano su temi di attualità: fino ad oggi su musica, disabilità psichica, arte, poesia e illustrazione e, finalmente, come a sottolinearne l’importanza, il teatro.
Ospiti di casa Chille Matteo Brighenti e Benno Steinegger, modera Claudio Ascoli.
Matteo Brighenti, critico e curatore dell’ufficio stampa e comunicazione del Teatro della Pergola, scrive su Paneacquaculture e ha curato il primo capitolo del libro “Pazzi di Libertà – Il teatro dei Chille a 40 anni dalla legge Basaglia”. Si è confrontato con Benno Steinegger, attore e performer formatosi in casa Chille nel 2002, co-fondatore del gruppo Codice Ivan, oggi vive a Bruxelles ed è performer per registi, gruppi teatrali e artisti visivi in Italia e in Europa.
«Piuttosto che dare un punto di vista personale,» Brighenti è il primo a prendere parola «in questo momento mi sembra più importante far incontrare il mio sguardo con quello di coloro che penso siano in grado di gettare una luce verso il futuro, partendo tuttavia da questo momento senza ammantarlo di una finta normalità, ma vivendolo per quello che è. Solo da qui rilanciare un’idea per costruire oggi quello che sarà un domani, necessariamente diverso da ciò che era ieri».
E Steinegger: «A questo proposito, ho proposto ai miei studenti attori-performer un progetto che partiva, come ho imparato dai Chille, da una domanda: su che cosa avrebbero voluto lavorare? Siamo riusciti a delineare che cosa fosse importante per loro e da lì è nato un soggetto che ci ha portato dritti a Karl Kraus. Il mondo per i ragazzi è qualcosa che sta andando verso la distruzione dell’ambiente che ci permette di sopravvivere e dove ognuno di noi sente che ciò che fa non è abbastanza, che ogni piccola azione non basta. Con gli altri docenti ci siamo confrontati e ci siamo resi conto che è un pensiero molto diffuso tra la loro generazione.» – e, prosegue – «Ho chiesto loro di trovare una via di uscita da questo sentire. A partire dal testo di Kraus “Gli ultimi giorni dell’umanità” stiamo dando vita al progetto chiamato “I primi giorni dell’umanità”: in tedesco umanità significa solo genere umano, ma in italiano significa anche essere umani nel vero senso della qualità umana. Come diceva Matteo prima, è importante fermarsi in questo punto zero e accettare la crisi che stiamo vivendo. Solo dopo potrà avvenire qualcosa, è inutile cercare di riempire lo spazio con prospettive ottimistiche o pessimistiche che siano.»
Le parole di Benno rimandano ad un esercizio importante nel training dei Chille: lo stop. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, lo stop è un momento di pienezza, dove due forze uguali e contrapposte si bilanciano perfettamente creando un senso di immobilità che però pullula di vita, pronto allo scatto della ripartenza. Ascoli insegna che è un processo di chiusura ed apertura, in movimento continuo, che si esprime in un’«amorosa lotta».
Riprende Brighenti: «La ricostruzione deve essere europea, al di là di ogni confine nazionale: ci stiamo e ci dobbiamo ricalibrare affinché si costruisca un vocabolario comune che faccia da base per ricostruire il rapporto con noi stessi, con l’altro e, con la natura. Questo si può fare solamente insieme: da soli non ci si salva, ci si salva solo quando ci ritroviamo in un punto zero, in cui ripartiamo tutti con le stesse possibilità e strumenti. Dobbiamo riflettere su che cosa vuol dire fare spettacolo oggi: acquisisce molta più importanza il processo di ricerca, che deve essere continua e non deve smettere mai di cercare.»
«Quando il virus ci ha colpito» – prosegue Benno Steinegger – «ci siamo sentiti con le istituzioni chiedendoci cosa fare: inizialmente io ho proposto di fare un video. Loro ci hanno pensato un po’ su e poi hanno detto: “no, continuate a fare le prove, utilizzate questo tempo e quando sarà il momento troveremo una data vera. Questo sarà fatto proprio per glorificare l’incontro tra i corpi.”» – e continua – «Questa crisi sta toccando tutti in modo realmente democratico. Ci sono ovviamente effetti diversi, ma fondamentalmente siamo tutti sulla stessa barca. Dipenderà tutto da come la affrontiamo. Credo che questo tempo sia una possibilità per tutti noi per trovare dei modi per affrontare questa crisi, non soltanto in modo razionale, ma anche a livello poetico ed emotivo. Così ho riscoperto il senso di fare produzioni teatrali, che non è soltanto arrivare alla prossima produzione, con l’ansia di farla bene perché sennò sei fuori dal giro e se poi esci dal giro non guadagni denaro per sfamare la tua famiglia. Sapere che posso fare le cose in questa realtà mi ha dato la libertà di scoprire una mia nuova coscienza.»
«Parlava Benno della questione sulla comunità,» – prosegue Matteo Brighenti – «leggevo poco prima un’intervista a Žižek dove diceva che ha potuto più il coronavirus che la Rivoluzione d’ottobre. Quello che sta facendo questo virus è mettere tutti sullo stesso piano, anche se poi si nota quanto la sproporzione tra i deceduti in alcuni stati non sia poi così tanto equa. Dal punto di vista teatrale penso che il teatro non è morto e non morirà. Esso vive dal momento in cui l’essere umano è passato dal fare il disegno sulla roccia, al raccontarlo a un suo simile. Il teatro è nella nostra umanità e nel nostro essere umani. Diceva Aristotele ‘l’uomo è un animale sociale’ e quindi è anche animale teatrale! Ha bisogno di riunirsi, di confrontarsi e, come diceva Benno, ha bisogno dell’altro per ritrovarsi. Il sistema culturale e teatrale oggi deve essere in grado di immaginare nuove forme di stare insieme.»
Si conclude così il Chille’s Corner, trenta minuti di apertura e di ascolto, dove si condividono alcuni momenti della vita umana con il sorriso e la voglia di andare avanti.
Sissi Abbondanza scrive in un commento: “Cammina ragazzo, cammina non ti fermare”, e in una frase si esprime tutta la poesia di un pensiero resiliente e resistente.
Riprendo, in conclusione, da Pazzi di Libertà – Il teatro dei Chille, un contributo di Claudio Ascoli quanto mai attuale: «Tutto quadra. Lo spettatore ha bisogno di capire che non stai scherzando. Dobbiamo mettercela tutta, il che significa non avere difese di fronte alle contraddizioni. Devi metterci passione, se non ce l’hai non fai nulla. In un momento in cui tanti si fanno alfieri della “pancia” delle persone e si precipitano a soddisfarne i più immediati bisogni, noi, ostinatamente contrari, non presentiamo prodotti, ma orizzonti. Noi, pur spesso abbandonati, sopportati dalle istituzioni più che supportati, compiamo ancora la follia di rimetterci in viaggio, un’altra volta e ancora e ancora, perché continuiamo a credere che il domani sia la sfida che ci attende e che sognare sia una pazzia degna di essere commessa.»
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